IL TERZO OCCHIO • Collana di arti visive  2

 
 

prezzo di copertina 6,00 €

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4,80 €

  1. 52 pagg. formato 160x160 mm

  2. illustrazioni in BW e colore

  3. legatura a punto metallico

  4. EAN 13: 978-88-89856-12-3

ANGELO NUZZOLO

Angelo, nato a Benevento il 29 luglio 1980, da Silvia Luisa Colesanti, professoressa d’arte, ed Alberto Nuzzolo, architetto, sin da bambino, roteando le mani sporche di polvere e gessi, su di un foglio o sui muri di casa, senza confini, andava assumendo il vizio dell’immaginare forme piuttosto che quello di educarsi ai confini di un semplice foglio a quadretti. Causa ed effetto si confondono col tempo dell’evento in atto se l’origine e l’universo sono, come sono, in perenne trasformazione roteante, spiraloidea. Poliverso e polveroso, non limpido e lineare. Poliedri, meteoriti, incastri, sfilacci, frammenti, polvere di stelle, di colori, di forme che torcendosi su se stesse ci raccontano il racconto del loro racconto, di quel che è stato. Di Angeli con occhi senza pupille su foglie lanceolate o cavalli rampanti verso un futuro laterale di cellule. L’esistente invisibile guadagnato attraverso “il vizio di guardarsi l’anima con l’arte e non con lo specchio”. Con il sogno, anche l’incubo. Altrimenti è solo l’inganno del riflesso del viso. Il reale illusorio delle cose. L’astratto in cui rischia di cadere lo stesso pensiero, la filosofia, disciplina nella quale Angelo si laurea a Firenze, nell’aprile del 2006 con una tesi in “Estetica del cinema”, sull’opera di Stanley Kubrick. Immagini e parole colloquiano e raccontano, ad Amsterdam della “città che esplode” e a Barcellona “dell’uovo che nasce”. L’arte è l’altra via, quella vera. La storia vera fatta di parole, di forma e colore di luce: la natura. Non idea, ma il vizio dell’anima che coltivato dalla mano comprende, “percetta”, come fa un pianista bambino che allungando le dita cattura le note e racconta.

Dal vizio felice nascono petali carnosi, rossi, rosa sul pavimento giallo e cielo magenta, separati da un segno orizzontale che scompare all’apparire di figure umane, dolenti nei volti violacei, nei corpi contorti. Disegna una stanza nera che non ferma quella linea che ruota in un fluire di meteoriti, conchiglie di dorso o di grembo, orchidee, crisalidi. L’uovo si espande. L’affanno è l’origine ora. 

È la mano che ignara, coltivando un fiore o una spirale sulle macerie della “Città del sole” ci dice di un’origine, non di un fine. Di un durante, che pur non essendo, necessita svolgersi nel molteplice di un racconto che inizia. Immaginifico. A volte anche poetico.


Otrebla Olozzun